di Simona Tricoli
Da sempre l’uomo si è considerato la specie dominante, la specie intelligente, la specie che è al di sopra di tutte le altre e molti ancora oggi, sono convinti che solo l’umano è capace di provare sentimenti profondi come l’amore, o di avere coscienza di sé. Oggi grazie a numerosi studi etologici (l’etologia è la scienza che studia il comportamento degli animali), siamo consapevoli che tanti comportamenti o sentimenti che possono provare tante specie animali non differiscono molto dai nostri comportamenti o dalle relazioni che intrecciamo con gli altri.
L’etimologia della parola animale secondo quanto scritto sul vocabolario Treccani è la seguente: animale s. m. [lat. anĭmal -alis, der. di anĭma «anima»]. Il significato in latino indica anima, respiro o soffio, in greco invece, vento. Tutto ciò indica un soffio vitale, la presenza di un’anima appunto, che non è una prerogativa solo umana; infatti, già i nostri antenati si erano accorti che gli animali andavano oltre il semplice istinto e che anche loro avevano quel quid in più che contraddistingue tutti gli esseri che hanno coscienza di sé.
Pitagora addirittura era vegetariano perché credeva nella metempsicosi, cioè la trasmigrazione dopo la morte, delle anime, in corpi di altri uomini o addirittura di animali. Convinto che i corpi di animali potessero ospitare delle anime era un rigoroso vegetariano e questo non era l’unico motivo, sosteneva infatti che la violenza verso gli animali, quindi verso creature più deboli, potesse portare in modo inevitabile a conflitti tra gli esseri umani.
Purtroppo questa violenza oggi la sperimentiamo quotidianamente, tantissimi sono gli allevamenti intensivi o le sperimentazioni sugli animali. Ogni volta che acquistiamo un pezzo di carne, la troviamo già macellata, pulita, e non ci soffermiamo quasi mai a riflettere su cosa c’è dietro l’acquisto che stiamo facendo. Quanta sofferenza per gli animali e per il nostro pianeta.
Infatti, una grave causa dell’inquinamento del nostro pianeta sono proprio gli allevamenti intensivi, questi inquinano attraverso il rilascio di gas serra (ammoniaca e metano) e inquinano anche l’acqua e il terreno a causa delle dispersione di liquami. I dati dicono che nel complesso gli allevamenti contribuiscono per circa il 75,7% alle emissioni totali del settore dell’agricoltura e che le polveri sottili sono causa di 50.000 morti premature. Sono il 79% le emissioni di gas serra emesse da allevamenti destinati al consumo umano e queste generano circa il 40% delle emissioni globali di metano.
Emissioni di gas serra dovute all’agricoltura per fonte
L’inquinamento causato è notevole, inoltre, costringere gli animali in spazi molto ristretti porta ad un’alta proliferazione di virus e zoonosi. Molti animali, infatti, sono relegati in gabbie minuscole, dove vengono allevati solo per averne noi dei benefici, “non vivono” perché sono considerati solo carne da macello.
Le scrofe gravide, ad esempio, nella maggior parte dei casi sono costrette in piccolissime gabbie di gestazione, che in genere misurano due metri per sessanta centimetri, le scrofe in queste gabbie riescono a malapena a girarsi, figuriamoci se possono camminare, questa possibilità è esclusa completamente. Dopo il parto vengono trasferite in gabbie più grandi con i loro piccoli e si procede con l’allattamento, lo svezzamento avviene in modo forzato dopo due o massimo quattro settimane, mentre in natura i maialini verrebbero allattati da dieci fino a venti settimane, una differenza enorme. La scrofa viene poi nuovamente ingravidata e ricomincia il ciclo, ogni scrofa viene ingravidata dalle cinque alle dieci volte finché poi non viene mandata al macello. Ed è questa tutta la vita di una scrofa, non vede altro che gabbie, animali molto intelligenti, con un primato nell’apprendimento costretti a non vivere per soddisfare i nostri bisogni.
Oggi l’Unione Europea ha adottato delle restrizioni in merito all’utilizzo delle gabbie da gestazione, ma, nonostante ciò, purtroppo in molti paesi queste vengono ancora utilizzate.
Un’altra fonte d’inquinamento che chiama in causa gli animali è la sperimentazione sugli stessi.
Nello specifico, gli animali che vengono utilizzati per i test in ambito sanitario rilasciano sostanze inquinanti nell’aria, nell’acqua e nel suolo, in seguito allo smaltimento dei corpi e insieme ai materiali contaminati come le siringhe, questo succede se la gestione dei rifiuti non viene gestita in maniera adeguata. Inoltre la sperimentazione animale consuma una grande quantità di risorse come acqua, cibo, ed energia. Produce poi una quantità rilevante di rifiuti biologici e chimici che richiedono uno smaltimento specializzato.
Mentre in determinati ambiti la sperimentazione sugli animali continua ad essere presente, riguardo il settore della cosmesi è stato emanato dall’Europa un regolamento che ha vietato di effettuare test di prodotti cosmetici sugli animali e la commercializzazione di prodotti finiti e ingredienti cosmetici testati sugli animali. La legge specifica è il Regolamento (CE) n. 1223/2009. Il regolamento intima dall'11 marzo 2013: il divieto sia di test sugli animali per i prodotti finiti e gli ingredienti cosmetici, sia l’immissione sul mercato di prodotti cosmetici che sono stati testati su animali, inclusi quelli testati in paesi extra-UE.
In questo caso attenzione alla pubblicità ingannevole, molti specificano sulle confezioni dei loro prodotti cosmetici che questi non sono stati testati sugli animali, che tacitamente significa che in realtà i loro concorrenti questi test li effettuano, ma se il prodotto che acquistiamo è prodotto o commercializzato in Europa è sottinteso che a riguardo possiamo stare tranquilli, perché come già detto c’è una legge che vieta anche solo di commercializzare i prodotti cosmetici che sono stati testati sugli animali.
Dagli allevamenti intensivi alla sperimentazione sugli animali abbiamo visto come questi non solo sono causa di un forte e pericoloso inquinamento, ma anche come vengono impartite sofferenze ad altre specie solo per il nostro benessere, un benessere che in realtà è solo un miraggio, dato che gli impatti ambientali negativi dimostrano solo come ci stiamo autodistruggendo.
Questo articolo non vuole essere un invito a diventare vegetariani o vegani, ma vuole essere un invito ad effettuare un consumo e una spesa più consapevoli.
Abbiamo davvero bisogno di tutta questa carne? È davvero necessario causare tutta questa sofferenza solo per mangiarne di più? Non abbiamo davvero altre alternative sane, gustose e perché no, anche più economiche? Come sempre vi lascio con qualche domanda, in questo caso poniamocele ogni volta che andiamo a fare la spesa e ogni volta che acquistiamo prodotti animali o di origine animale. A volte basta davvero poco per essere più green e se tutti nel nostro piccolo riuscissimo a fare anche un piccolo passo avanti in questo senso, l’impatto nel complesso sarebbe davvero notevole.
Fonte: [https://www.wwf.it/area-stampa/linquinamento-degli-allevamenti-intensivi-contribuisce-alla-morte-di-50-000-persone-in-italia-in-particolare-in-pianura-padana/]
Fonte: [https://www.treccani.it/vocabolario/animale2/]
Fonte: [https://indicatoriambientali.isprambiente.it/it/agricoltura/emissioni-di-gas-serra-dallagricoltura]
Fonte: [Harari Yuval Noah - Homo Deus, Breve storia del futuro (2018) Giunti Editore S.p.A. Bompiani, Firenze]
Fonte:[https://www.researchgate.net/publication/377931840_Biomedical_waste_management_and_their_effects_on_the_Environment_A_review]
Fonte: [https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/ALL/?uri=celex:32009R1223]